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44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane: il racconto della delegazione della nostra Diocesi

“Non passare oltre senza fermarti” Genesi 18,1-8.

Si è svolto a Grado (Go) dall’8 all’11 aprile 2024 il 44° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane che, come tema, aveva: “Confini, zone di contatto e non di separazione”. A parteciparvi, in rappresentanza della nostra Caritas diocesana, sono state la collaboratrice della Caritas diocesana di Castellaneta Veronica Chirico e la giovane volontaria del Servizio Civile presso Caritas Gabriella Vinci, accompagnate dal vicedirettore don Francesco Dall’Arche.
Dopo l’impeccabile lectio della biblista Antonella Anghinoni, i delegati hanno ascoltato la testimonianza di Fra Francesco Zanoni, custode della Fraternità Francescana di Betania, sede di Verona. Lo sguardo e la parola di Fra Francesco sono stati destinati agli “ultimi”, che ogni giorno ha modo di incontrare nella sua vita e che accoglie così come Gesù ha insegnato “…ricordandosi che non esiste povertà peggiore che non avere amore da dare”. Il suo messaggio per il convegno è stato proprio quello di abbattere il confine del pregiudizio, una barriera che spesso non aiuta l’approccio con gli ultimi e che non dà modo di aprire il cuore alla carità.

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A seguire, il tema affrontato è stato quello delle frontiere ed Europa, dei confini nazionali che non devono essere un limite all’umanità, ma un punto di incontro. È stata la volta di mons. Michael Landau, presidente di Caritas Europa, il quale ha incentrato la sua relazione proprio sull’identità europea.

In seguito, la presentazione del progetto di sostegno all’istruzione #Avvenireperdonneafghane promosso dal quotidiano Avvenire in collaborazione con Caritas Italiana con la visione di un docufilm che ha posto l’attenzione sulle varie difficoltà che le donne afghane vivono quotidianamente, soprattutto per la propria istruzione.

A conclusione della mattinata, ricca di riflessioni e spunti sull’Europa, si è giunti alla Tavola rotonda “Il contributo di Caritas per un’Europa senza confini”: un confronto tra i referenti Caritas Slovenia, Grecia, Spagna e Italia: mons. Alojzij Cvikl presidente di Caritas in Slovenia, Stella Foskolou presidentessa di Caritas Grecia, Natalia Peiro segretaria generale di Caritas Spagna ed Ettore Fusaro operatore di Caritas italiana Ucraina; imprescindibili sono stati i focus sulla cooperazione e l’esperienza comune, per poter costruire un’Europa priva di confini dove legami e contatti si fanno strada insieme con l’impegno di tutti.

Dopo il pranzo, il pomeriggio è stato sicuramente molto più movimentato ed anche emozionante. Un vero e proprio contatto con il confine che è stato attraversato: da Gorizia che, assieme a Nova Goriĉa, nel 2025 sarà Capitale europea della Cultura “due città al confine, ma senza confine”.IMG 20240502 WA0002

Italia e Slovenia che si fondono, si incontrano percorrendo la linea sottile di un muro, un limite che fino a qualche tempo fa era invalicabile e che, oggi invece, può essere attraversato. Nella Concattedrale di Nova Goriĉa dopo essere stati unti sulla mano con un profumatissimo olio di nardo, si è tenuto un momento di preghiera per la pace con varie testimonianze intervallate ed impreziosite anche da canti tipici sloveni.

In un secondo momento, spostandosi a Gorizia, c’è stata la celebrazione eucaristica nella Chiesa del Sacro Cuore presieduta da mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana. A concludere la seconda giornata un momento di convivialità con la cena tipica friulana.

Il giorno 9 dopo le consuete Lodi mattutine seguite dalla lectio biblica, c’è stata la testimonianza di Roberto De Martino, del Gruppo Terra e Cielo che ha fondato con una sua collega nel periodo del Covid, quando erano solo in cinque. La loro testimonianza è stata incentrata sulla via della creatività e su come il loro gruppo metta insieme persone provenienti da varie situazioni e anche ragazzi stessi che, col tempo, si sono avvicinati al gruppo e “ora sono loro ad organizzare gli incontri del gruppo” sottolinea Martina Urizio collega di Roberto.

Successivamente si è giunti alla suddivisione in Assemblee tematiche tenutesi fra la mattina e il pomeriggio, nelle quali a turno hanno permesso ai presenti di affrontare vari contenuti e spunti. Dalla “Chiesa in minoranza, in cammino, capace di sconfinare” tenuta dal card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, il quale ha raccontato cosa significhi essere una Chiesa in minoranza e ha insegnato come re-stare sia sinonimo e primo segno di credibilità e fiducia verso chi ha bisogno; passando poi, alla Piccola sorella di Gesù Daniela Chiara “Nei Margini la piccolezza evangelica”, la quale ha affrontato il tema della piccolezza evangelica e ha raccontato della sua vita immersa nel mondo dei poveri e di come esserci e farsi piccoli per l’altro sia di fondamentale importanza, anche quando, una soluzione ad un problema non c’è, o si fa fatica a trovarla subito; ai “Confini: luoghi di incontro e di convivenza delle differenze” con Giovanni Grandi, docente di filosofia morale presso l’Università di Trieste, il quale ha espresso come il potere della lingua sia centrale per abbattere le differenze; e infine,  “Carità e giustizia: quale confine?” Gabriella Burba, sociologa, la quale ha parlato di come la carità non appartenga alla giustizia perché è gratuità e non ci si aspetta reciprocità, ma è imprevedibile e creativa.

Per concludere la terza giornata c’è stata la celebrazione eucaristica presieduta dal card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria e dopo cena la visita alla Basilica di Sant’Eufemia a Grado.

Il quarto e ultimo giorno si è aperto con Lodi e Lectio e proseguendo, don Otello Bisetto, cappellano del carcere minorile di Treviso con la sua testimonianza ha raccontato della sua vita e dei vari confini attraversati, portando il Vangelo in Tunisia, in Congo, fino ad arrivare al carcere minorile di Treviso nel quale quotidianamente porta la parola di Cristo «Il Vangelo mi aiuta a guardare i giovani con la stessa passione di Gesù. Sento che hanno bisogno di sentirsi amati più che giudicati».

Infine, il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello ha indicato varie proposte di lavoro per continuare il cammino Caritas nei prossimi mesi, richiamando il presidente di Caritas Italiana don Giovanni Nervo, ha ricordato l’importanza di capire dove “poniamo i confini” che per Caritas sono “zone di contatto” e non limiti. Inoltre, ha anche rilanciato l’importanza della presenza dei volontari, e soprattutto dei giovani indicatore di efficacia per il lavoro che svolge la Caritas.

Si è conclusa così la quarta giornata non potendo prendere parte all’ultima celebrazione eucaristica a causa della partenza.
Questa esperienza è stata senz’altro formativa e importante per il percorso svolto in questi mesi di Servizio Civile in Caritas, perché l’efficacia della Caritas si misura sull’essere e non sul fare. Abitare il confine insegna ad essere “testimoni di carità, per seminare speranza ed essere segno”, e il primo segno è proprio il modo con cui facciamo le cose donando amore e speranza al prossimo.

“I can't jump over buildings, I'm no hero, but love can do miracles”   
Non so saltare i palazzi, non sono un eroe, ma l'amore può fare miracoli
“I can't outrun a bullet, I'm no hero, but I would take one for you”
Non posso correre più veloce di un proiettile, non sono un eroe, ma ne prenderei uno per te
(No Hero - Elisa)

Gabriella Vinci