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50.ma Settimana Sociale: testimonianza di Carla Barbanti, Cooperativa Sociale di Comunità “Trame di Quartiere” di Catania

Signor Presidente,
Eminenze,
Eccellenze Reverendissime,
Autorità tutte,
carissime e carissimi,
per me è un onore essere oggi qui in rappresentanza di un gruppo molto più ampio che è la Cooperativa Sociale di Comunità “Trame di Quartiere” che opera a San Berillo, un quartiere del centro storico della città di Catania, che ben rappresenta gli effetti urbani di un intervento calato dall’alto che ha completamente trasformato la sua identità. Negli anni Sessanta, infatti, per ragioni di salubrità e al fine di cambiare volto alla città di Catania, il quartiere di San Berillo è stato quasi interamente demolito e 30.000 persone sono state sradicate dalle loro case e dalla loro quotidianità per essere spostate in un quartiere periferico della città. Un’opera che a distanza di sessant’anni è ormai stata rinomata come una delle opere speculative più grandi di Italia. Il tessuto urbano resistito allo sventramento è dove noi abbiamo scelto di operare: un quartiere “abbandonato” dove hanno trovato un riparo persone escluse e scartate, come direbbe Papa Francesco. Il nostro lavoro inizia proprio a partire dall’abitare il quartiere, conoscere chi lo abita e costruire relazioni, tessere “Trame di un quartiere”.

Nel 2011 abbiamo avviato una mappatura di comunità dando voce a chi vi abitava e a chi era stato costretto ad andare via, recuperando il patrimonio culturale materiale e immateriale e raccontando il quartiere e le sue molteplici voci tramite diverse iniziative. Vivere questa quotidianità ci porta a capire che è necessario offrire dei servizi, creare opportunità lavorative e, al contempo, creare un punto di riferimento per coloro che restano abbandonati dalle politiche pubbliche. Oggi San Berillo racchiude una serie di vulnerabilità: un quartiere come tanti altri nelle città italiane, dove è facile esaltare il degrado ma molto più difficile ritrovare opportunità. Così riusciamo nell’impresa di ristrutturare un palazzo ottocentesco, Palazzo De Gaetani, lasciatoci in comodato d’uso. Grazie a finanziatori, come Fondazione CON IL SUD, e altri partner e soprattutto grazie alle idee e alle braccia di tante persone che hanno iniziato a rimuovere tutti i rifiuti accumulati in decenni di abbandono, riusciamo a procedere con il miglioramento sismico e così Palazzo De Gaetani, la nostra sede, diventa uno spazio aperto al quartiere e alla città. Nel 2020, attraverso Confcooperative Sicilia, si formalizza la nostra cooperativa di comunità. Palazzo de Gaetani diventa un luogo di prossimità, dove incontrare persone, costruire reti che possano amplificare le possibilità di creare un futuro, ma anche condividere momenti di scambio culturale, divertimento, spensieratezza, passione. Nel nostro spazio vengono progettate e ospitate molte iniziative culturali anche in collaborazione con gli abitanti del quartiere, che offrono preziose possibilità d’incontro. È anche presente un housing al primo piano con due appartamenti, uno dove oggi abitano 9 persone con nazionalità differenti (italiana, nigeriana, gambiana) e uno dove abita una famiglia nigeriana. Persone che non sono riuscite a trovare casa a Catania e che vengono supportate per un anno a trovare un lavoro regolare e una casa con contratto di affitto. E mentre facciamo questo proviamo a chiedere all’Amministrazione Locale che supporti le vulnerabilità presenti perché tutta la migliore cooperazione da sola non riesce se non c’è un supporto pubblico soprattutto in un quartiere dove una parte del patrimonio è in una condizione fisica fatiscente. Così come chiediamo che ogni voce del quartiere venga ascoltata se c’è da ragionare sul futuro. Chiaramente ci sono momenti in cui il senso di frustrazione è grande. Nonostante tutto, proviamo a resistere, a sperimentare e a promuovere una riattivazione del quartiere che sia inclusiva a partire proprio da chi lo abita. Come direbbe Magnolia che da trent’anni abita il San Berillo “dobbiamo resistere, il quartiere non può morire, non ci possono buttare via come scarti”. Ecco, la cooperazione di comunità può essere una grande opportunità per fronteggiare gli individualismi che ci portano lontano dal benessere, una opportunità per promuovere un recupero delle aree urbane marginali a partire dalle persone che sono più escluse da un sistema in cui il mercato guarda sempre più al profitto e non considera più la casa come bene primario e in cui il diritto all’abitare è costantemente minacciato. La cooperativa di comunità valorizza le diversità rendendole risorse dei nostri contesti per raggiungere città più giuste e inclusive. Questo, nel nostro piccolo, proviamo a fare: costruire un pezzo di società più democratica basata sull’abitare inclusivo delle nostre città. Grazie!