Festeggiamenti in onore di Nostra Signora di Bonaria: omelia dell’Arcivescovo di Cagliari Mons. Baturi
Di seguito l’omelia pronunciata da Mons. Giuseppe Baturi durante la Celebrazione Eucaristica presso l’anfiteatro Sant’Isidoro di Sinnai.
Eccellenza!
Cari sacerdoti e persone di vita consacrata!
Amati Fratelli e Sorelle!
Era una calda giornata estiva del 1370. Un veliero carico di merci lasciò il porto spagnolo e fece rotta verso l’Italia. Il mare era calmo e il vento favorevole, che faceva ben sperare per una felice navigazione.
Inaspettatamente, un vento violento iniziò a soffiare dalle coste della Sardegna, e onde enormi minacciarono di affondare la nave sempre più debole. Gli sforzi sovrumani dei marinai per allontanarsi dalla tempesta furono vani. Quando tutti mentalmente si prepararono al peggio, il comandante ordinò di gettare il carico in mare, sperando che il veliero, sollevato in questo modo, riuscisse almeno restare a galla. L’intero carico, che comprendeva una grande e pesante cassa di legno, fu gettato nel mare in
tempesta. Ed ecco che accadde qualcosa di strano: non appena il grande scrigno toccò l’acqua, il mare si calmò improvvisamente, il vento cessò, tornò il sole e con esso la pace e la gioia tra i membri dell’equipaggio.
Questo evento ha segnato l’inizio della storia del Santuario di Nostra Signora di Bonaria. Madre, verso la quale la gente si reca da secoli, trovando in Lei un segno di calma e sicurezza in mezzo a eventi turbolenti quotidiani, che generano ansia e paura.
Le strade di pellegrinaggio che conducono alla Madre di Bonaria sono un segno della fede che diamo in mezzo al mondo, seguendo le orme della Madre del Figlio di Dio, che, piena di preoccupazione per l’altro, si mise in cammino. Questo accadde quando, dopo l’Annunciazione, si recò dalla sua parente Elisabetta, non solo per condividere la gioia della maternità di cui entrambe erano dotate, ma anche per pronunciare parole di preghiera di lode a Dio per le grandi cose che aveva fatto per loro e per essere un aiuto reciproco.
E oggi, mentre ci riuniamo a quest’ora della notte per incamminarci tra poco sulla strada verso la Madre, è necessario vedere quale bagaglio di vita portiamo con noi. Cosa disturba la nostra pace e la nostra sicurezza? Cosa ci riempie di paura?
È necessario, all’inizio di questa strada, come facevano i marinai secoli fa, e così facciamo anche noi oggi, lasciare ciò che è inutile zavorra di vita. Loro, per salvarsi, gettarono tutto in mare, nell’abisso delle onde tempestose. Hanno anche buttato via il cassone, non conoscendone il contenuto. Ma, quando hanno scoperto cosa nascondeva, hanno capito che la loro salvezza è venuta attraverso Maria, che teneva tra le braccia suo Figlio, il Salvatore del mondo.
Lasciando la zavorra della nostra vita, ci gettiamo tra le braccia della Madre. Lo facciamo pieni di fede e di fiducia che Lei non abbandonerà noi, che stiamo fuggendo alla Sua protezione e cura. Lo facciamo perché si rassereni il nostro cuore, tanto turbato dall’atteggiamento di molte persone che, avendo abbandonato Dio e il Vangelo, sono diventate un tumultuoso clamore di incredulità, che cerca di soffocare la voce della verità sulla salvezza. Lo facciamo affinché, con fede forte, diventiamo, in mezzo al mondo moderno, un segno che Lui, il Figlio di Dio, è la Via, la Verità e la Vita. È Lui, che è il senso della vita, di cui Maria dirà a Cana di Galilea: “Fate quello che vi dirà”.
Pertanto, questo viaggio verso la Madre è un appello alla giustizia e al rispetto, alla verità e all’onestà, alla speranza e alla pace. Perché a questo? Perché senza queste qualità e valori, il mondo diventa un rumore turbolento che distrugge la fede, la speranza e l’amore.
Non ho bisogno di cercare esempi nella storia per dimostrare che è così, perché li trovo nel presente. Li trovo nel Paese in cui svolgo il mio ministero episcopale, cioè in Ucraina. Lì oggi, l’abbandono dei valori di Dio ha portato alla guerra. Un uomo che ignora il comandamento di Dio – “Non uccidere” – ha causato molte sofferenze e ha portato morte, invalidità e distruzione a milioni di persone. Quest’uomo ha scatenato un vortice di male e pensa che con esso prevarrà, che con esso sconfiggerà la pace. Tuttavia, ciò non accadrà. Lo sappiamo bene, perché crediamo nella Risurrezione, nella vittoria del bene sul male, della vita sulla morte.
Pertanto, in questo cammino di pellegrinaggio, ci gettiamo tra le braccia di Maria e Le chiediamo di stare al nostro fianco. Che Ella abbracci con le sue braccia materne tutti coloro che sono afflitti dalla crudeltà della guerra e che questo abbraccio diventi un tocco di pace. Questa è l’intenzione del vostro pellegrinaggio quest’anno. Vi chiedo questa preghiera davanti alla Madre di Bonaria a nome di tutti coloro che sono stati danneggiati dalla guerra, di tutti coloro che piangono la loro sorte e quella degli altri. Vi prego di portare l’Ucraina nelle vostre preghiere, affinché vi giunga la tanto desiderata pace.
Cari Fratelli e Sorelle!
Vi auguro che questa pellegrina testimonianza di fede diventi un dono per voi e per il mondo. Innanzitutto, un dono che rafforzi la vostra fede e una benedizione per voi e per le vostre famiglie. Poi, che sia un dono per la comunità della Chiesa a cui aderite. Poi, che sia uno stimolo alla riflessione
per coloro che hanno abbandonato la fede, affinché attraverso la vostra testimonianza vi ritornino. E, infine, sia un dono di pace per quelle parti del mondo dove essa manca, specialmente per l’Ucraina.
Vi auguro che ogni chilometro del vostro viaggio sia il compimento della promessa del Figlio di Dio, che ha detto: “Chiunque mi confesserà davanti agli uomini, io lo confesserò davanti al Padre mio”.
Vi auguro, mentre camminate nell’oscurità della notte, di giungere felicemente alla luce del giorno, che vi rivelerà il volto della Madre e di suo Figlio, prima sulla collina di Bonaria e poi, dopo anni di vita benedetta, nella Casa del Padre.
Il vostro pellegrinaggio vi renda uomini e donne della pace di Dio, affinché seminiate amore dove c’è odio; il perdono, dove c’è ingiustizia; unità dove c’è divisione; verità dove regna errore; fede dove c’è dubbio; speranza dove c’è disperazione; luce dove c’è oscurità; gioia dove c’è tristezza.
Affinché possiate non tanto cercare la consolazione quanto portare la consolazione agli altri; non tanto cercare la comprensione, quanto comprendere; non tanto cercare l’amore, quanto amare; poiché donando – riceverete, perdonando – sarete perdonati, e morendo – rinascerete alla vita eterna.
Siate oggi per tutti voce di verità, dono di preghiera e segno di speranza, come Maria, la Madre che tutto comprende e abbraccia con il cuore tutti coloro che a Lei ricorrono. Amen.