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Giubileo dei Giovani

Incontro dei giovani italiani: testimonianza di Laura Lucchin

La mia vita con Sammy è stata un’esperienza meravigliosa e unica come tutte le vite che ogni mamma vive con il proprio figlio. Non penso di aver avuto un privilegio particolare, ho
avuto solo questa esperienza e non sono in grado di dire che la mia è stata più importante di altre, ma Sammy è sempre stato speciale e non per la sua patologia ma per come ha
vissuto questo tratto di vita con me, il papà e tutte le persone che gli sono state vicine e che, insieme, hanno condiviso ogni aspetto della sua vita.
Fin da piccolo ha sempre dimostrato una gran voglia di vivere e di sorridere alla vita nonostante una malattia così invalidante, non si è mai arreso davanti alle tante difficoltà
che intralciavano il suo cammino. La prima grande lezione, che senza accorgersene mi ha insegnato, è stata l’accettazione di quello che non si può cambiare, di accoglierlo senza mai recriminare sul “perché proprio a me”, anzi, quando gli dicevo di chiedere al Signore la guarigione lui mi sorrideva e mi diceva: “no mamma, se io sono nato così un motivo c’è,
probabilmente il Signore ha un progetto su di me!”.
La mia vita è sempre stata coloratissima: mi sono sempre divertita tanto insieme a lui, era/è allegro, solare, positivo, divertente, è sempre stato un dispensatore di gioia e felicità,
sempre, anche quando non stava bene.
Abbiamo sempre parlato tanto e di tutto, ci teneva ad avere il nostro punto di vista e i nostri consigli, sempre pronti al confronto costruttivo, ma anche qualche scontro se poi fa
crescere. Ha sempre amato parlare con tutti, dai bimbi piccoli, ai ragazzi, agli adulti e agli anziani, perché da ognuno imparava qualcosa e sapeva mettersi alla pari. Dopo i primi
momenti di imbarazzo nel trovarsi davanti una persona fisicamente particolare tutti si sentivano a loro agio e, dopo le prime parole, la malattia spariva.
Casa nostra è sempre stata piena di amici, le nostre porte sono sempre state aperte a tutti, un’altra importante lezione... imparare a guardare le persone direttamente negli occhi per
scoprire il bello e la parte più vera dentro a ognuno, tralasciando l’involucro di cui l’anima si serve per questa vita terrena. L’accoglienza sincera, l’ascolto attento ai bisogni altrui e
anche il silenzio, quando serve. Sempre disponibile a chi chiedeva un aiuto o un semplice consiglio. Amici tanti, tantissimi, come diceva lui “sono il sale della terra”, indispensabili
per crescere e anche sbagliare ma insieme, perché da soli si può fare tanto ma insieme agli altri si può arrivare a fare anche l’impossibile. Anche perché “un traguardo raggiunto da
solo è bello ma non è mai paragonabile ad un traguardo condiviso con tante persone”.
Ha messo anima e corpo per diventare un biologo molecolare e ricercare una cura per la sua malattia, ha dato tutto se stesso conscio che per lui non c’era tempo. Ormai la malattia
su di lui aveva lavorato troppo, ma era felice di poter trovare una cura per chi veniva dopo di lui, tutto era sempre rivolto agli altri mai a se stesso “perché è giusto così”, continuava a
ripetere.
Ho avuto il grande privilegio di vivere l’amore vero, incondizionato, puro e donato a braccia aperte, senza riserve: abbracciare Sammy e sentirsi in pace, accolti e amati....
Sammy e la sua fede vissuta nel concreto, sentita e ricercata quotidianamente come punto di partenza di ogni giornata e testimoniata con coraggio.
Con il suo grande esempio la mia fede è cresciuta, ho imparato a fidarmi ed affidarmi a Dio, a Lui che tutto sa e tutto vede, la fonte della nostra vita, senza di Lui nulla avrebbe senso.
E poi la lezione più profonda e sentimentale che mai avrei voluto imparare da mio figlio, perché non si dovrebbe mai sopravvivere a un figlio, ma succede e quando questo accade
è devastante, ma anche in questo delicato e doloroso momento Sammy mi ha insegnato che questa vita altro non è che il passaggio che ognuno di noi deve compiere per arrivare
alla vita vera e al cospetto di Colui dal quale tutto ha inizio, il Signore nostro.