Giubileo dei Giovani
Incontro dei giovani italiani: testimonianza di don Antonio Lofreddo
Mi chiamo Antonio e da quarantuno anni sono prete della Chiesa di Napoli.
Quando ero giovane, quando come voi vivevo da appassionato e innamorato, sentii come rivolta a me la domanda che Gesù fece a Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. E come Pietro risposi da innamorato prudente: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”.
Fu un incontro con un Gesù che non rimprovera e non offre lezioni, ma accende domande e chiama a cercare dentro di sé. Un Gesù che dice solo: “Pasci i miei agnelli”. Perché Lui, il Vivente, si fida sempre di noi e quella fiducia deve trasformarsi in cura degli altri.
Tanti gufi mi hanno detto: “nulla cambierà”, “si è fatto sempre così”, “è inevitabile”. Ma grazie a veri maestri ho creduto che Gesù è il Cristo, è Colui che tutto può e che all’inevitabile oppone sempre l’imprevedibile Sua Resurrezione. Se con Lui la morte è vinta, allora tutto si può vincere. Lo ha promesso. E Lui non mente.
Con questa sola certezza, nel 2001, fui inviato come parroco al Rione Sanità. Con una comunità di splendide “madri”, le suore di Maria Bambina, con loro ho affrontato la responsabilità di cinque parrocchie, in una valle al centro di Napoli, trasformata in periferia da un ponte che invece di unire divideva.
Nel ghetto, si vive da esclusi, ma lì si custodisce un grande dono: il senso di comunità. Proprio da lì, un gruppo di adolescenti - una paranza - ha sognato uno sviluppo nuovo per il quartiere, e le chiese abbandonate sono diventate Case di Comunità.
Nel cassetto della mia scrivania c’erano le chiavi di quei luoghi dimenticati: catacombe, chiese, chiostri, case canoniche, giardini. Le ho affidate ai giovani, convinto che, a differenza dei gufi, loro sono come le rondini di La Pira: “quando viene la primavera si muovono, sospinti da un invincibile istinto vitale, verso la terra ove la primavera è in fiore”.
Così, nei luoghi sacri è nata una Comunità educativa: teatro, musica, pittura, canto, scultura... azioni che hanno opposto alla notte dell'inevitabile, la via della folgorazione. La via della Bellezza.
Dopo vent’anni di impegno, che hanno generato sviluppo e lavoro al Rione Sanità, nel 2024 l’Arcivescovo, don Mimmo Battaglia, ha chiesto ai giovani di pensare un progetto che, partendo dal Duomo, si prendesse cura delle grandi Chiese del Centro Storico. Un Museo Diocesano Diffuso e gratuito.
Ma questa è un’altra storia!
Le chiese, i chiostri, le catacombe, le case canoniche ... sono i nostri granai dell’anima, dove si conserva una Bellezza capace di sfamare generazioni. E i giovani, spesso considerate pietre scartate, potranno diventare, con la Bellezza, testate d'angolo di un nuovo sistema di sviluppo. Così come è accaduto al Rione Sanità.
A Napoli diciamo che “Se po' campà senza sapé pecché, ma non se po' campà senza sapé pecchì” ...si può vivere senza capire il motivo della propria esistenza, ma non si può vivere senza sapere per chi si vive.
Noi sappiamo di sicuro per Chi .... un giorno abbiamo detto a Cristo “ti voglio bene” e ci siamo impegnati a pascere le sue pecorelle, cercando di donare loro una vita che ha il sapore della speranza e il profumo dell’infinito.