Santa Messa per l'inizio del Ministero Petrino del Vescovo di Roma Leone XIV: la spiegazione del Rito
Domenica 18 Maggio alle ore 10:00 Papa Leone XIV presiederà in Piazza San Pietro la Santa Messa per l'inizio del Ministero Petrino. Una liturgia unica nel suo genere, momento più solenne del Pontificato con l'Imposizione del Pallio e la consegna dell'Anello, simboli episcopali che sanciscono il legame del Papa con l'apostolo Pietro. L'Ufficio per le Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha preparato una nota esplicativa di tutti i momenti della Celebrazione. (Foto: Vatican Media).
Celebrazione Eucaristica per l’Inizio del Ministero del Vescovo di Roma
La Celebrazione Eucaristica, con la quale il Papa eletto inizia ufficialmente il suo ministero, sottolinea in particolare la dimensione «petrina» di Pastore della Chiesa cattolica. Viene, perciò rimarcata la valenza specifica che assumono le abituali insegne episcopali: il Pallio e l’Anello. Oltre al loro riferimento a Cristo e alla Chiesa, per il Successore di Pietro sono evocative del compito a lui affidato dal Signore risorto (Gv 21, 15-17).
Il legame con l’Apostolo Pietro e il suo martirio, che ha fecondato la nascente Chiesa di Roma, sono ulteriormente rimarcati dai luoghi in cui si compiono le celebrazioni, primo tra tutti la Confessione di San Pietro nella Basilica Vaticana.
Nella solenne liturgia eucaristica, nella quale vengono imposte le due insegne episcopali «petrine», i testi e i segni esplicitano il loro richiamo a Cristo, pietra d’angolo della Chiesa (cf. Ef 2, 20), e a Pietro da lui chiamato a esserne il «fondamento lapideo», la pietra sulla quale Cristo Signore edifica la Chiesa (cf. Mt 16, 18).
Il rito si svolge nella Basilica di San Pietro e nella piazza antistante. La sosta alla Confessione Apostolica della Basilica sottolinea lo stretto legame del Vescovo di Roma all’Apostolo Pietro e al suo martirio, radunando il popolo di Dio, in un giorno così solenne, nello stesso luogo dove egli ha confessato con il sangue la sua fede insieme a tanti altri cristiani che con lui hanno dato la stessa testimonianza.
Dal cancello centrale della Basilica Vaticana pende l’arazzo della pesca miracolosa (Gv 21, 1-8), in cui è raffigurato il dialogo di Gesù con Pietro, a cui fa esplicito riferimento il rito, nella liturgia della Parola e nei testi eucologici. Si tratta della riproduzione di un arazzo di manifattura fiamminga, realizzato per la Cappella Sistina su un cartone di Raffaello Sanzio e conservato nei Musei Vaticani.
Presso l’Altare è collocata l’effigie della Madonna del Buon Consiglio del Santuario mariano di Genazzano.
Riti di Introduzione
Il nuovo Romano Pontefice scende, con i Patriarchi delle Chiese Orientali, al Sepolcro di San Pietro e vi sosta in preghiera. Quindi incensa il Trophæum Apostolico. Nel frattempo due diaconi prendono il Pallio pastorale, l’Anello del Pescatore e il Libro dei Vangeli e li portano insieme in processione per deporli sull’Altare della celebrazione.
La processione iniziale, dopo la sosta alla Confessione di San Pietro, si avvia verso l’Altare, mentre si cantano le Laudes Regiæ, con l’invocazione della intercessione dei Pontefici santi, dei martiri e dei santi e delle sante della Chiesa Romana. Segue il rito per la benedizione e l’aspersione dell’acqua benedetta, essendo una domenica di Pasqua, il canto del Gloria e l’orazione colletta che, richiamato il disegno del Padre di edificare la sua Chiesa su Pietro e ispirandosi alla Lumen gentium, chiede che il Vescovo, costituito Successore del Principe degli apostoli, mostri al popolo cristiano Pietro come «visibile principio e fondamento dell’unità nella fede e della comunione» della Chiesa. Ereditandone il servizio, anche il Papa ne è partecipe (cf. LG 18, 23 e nota 30; Conc. Vat. I, Const. Pastor Æternus, 1).
Liturgia della Parola
Nel tempo pasquale viene proposta la pagina del libro degli Atti degli Apostoli (4, 8-12) in cui Pietro annuncia che Cristo è «la pietra scartata dai costruttori». L’assemblea riprende nel Salmo responsoriale (Sal 117 [118]) il tema della «pietra», con il testo: «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo». La vocazione di Pietro come fondamento della Chiesa (cf. Mt 16, 18), si radica sulla roccia che è il Signore (cf. Dt 32, 4; Sal 117 [118], 22-23) e sulla pietra scelta, preziosa e solida che è Cristo (cf. Is 28, 16; Rm 9, 33; 10, 11). Egli, «pietra che i costruttori hanno scartato... sasso d’inciampo e pietra di scandalo» (cf. 1 Pt 2, 6), è divenuto pietra d’angolo (cf. Ef 2, 20).
La seconda lettura (1 Pt 5, 1-5. 10-11) sottolinea ancora il legame che intercorre tra Pietro, la Chiesa di Roma e il ministero del suo Successore. Valgono anche per lui le esortazioni che l’Apostolo, quale «anziano» rivolge agli «anziani», di pascere il gregge che Dio ha loro affidato ed esserne il modello. Altrettanto importante è il rinvio fondativo all’unico e solo Pastore supremo che dispenserà il premio nel giorno della sua venuta.
Il canto al Vangelo (Gv 21, 3. 6) introduce alla proclamazione di Gv 21, 15-19. L’Apostolo pescatore va a gettare le reti e lo accompagnano sei apostoli, ma quella notte non prendono nulla. Soltanto al comando del Signore la rete traboccherà di pesci.
Il Vangelo di Giovanni (21, 15-19) è uno dei testi che, unitamente a Mt 16, 13-19 e Lc 22, 31-34, fondano tradizionalmente lo speciale e personale compito conferito a Pietro nel gruppo dei Dodici. Lo riceve, come gli altri Apostoli, da Cristo risorto. La triplice domanda di Gesù e la triplice risposta si accompagnano in crescendo all’invito di pascere i «suoi agnelli» e le «sue pecorelle». La triplice domanda e la triplice risposta richiamano e riparano il triplice tradimento. Malgrado la sua fragilità, anzi proprio a partire da essa, Pietro «ravvedutosi» può «confermare nella fede» i suoi fratelli (cf. Lc 22, 31-32).
Imposizione del Pallio e consegna dell’Anello
Dopo la proclamazione del Vangelo, in latino e greco, si avvicinano al Santo Padre tre Cardinali dei tre Ordini (Diaconi, Presbiteri e Vescovi) e di continenti diversi, per imporgli il Pallio e consegnargli l’Anello del Pescatore.
Il significato del Pallio, antichissima insegna episcopale confezionata con lana di agnelli, è illustrato da varie testimonianze dei Padri. Simeone di Tessalonica nel De sacris ordinationibus scrive: «Il Pallio indica il Salvatore che incontrandoci come la pecora perduta se la carica sulle spalle, e assumendo la nostra natura umana nella Incarnazione, l’ha divinizzata, con la sua morte in croce ci ha offerto al Padre e con la risurrezione ci ha esaltato».
Il Pallio richiama dunque il buon Pastore (cf. Gv 10, 11), che pone sulle proprie spalle la pecorella smarrita (cf. Lc 15, 4-7), e anche la triplice risposta amorosa alla richiesta fatta da Gesù risorto a Pietro di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle (cf. Gv 21, 15-17).
Il pallio, nella sua forma presente, è una stretta fascia, tessuta in lana bianca, che si appoggia sulle spalle sopra la casula, con due lembi neri pendenti davanti e dietro, così che il paramento ricordi la lettera “Y”. È decorato con sei croci nere di seta, una su ogni capo che scende sul petto e sul dorso e quattro sull’anello che poggia sulle spalle, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille (acicula) che raffigurano i tre chiodi della croce di Cristo.
Il Pallio è imposto da un Cardinale dell’Ordine dei Diaconi, che nella formula usata si richiama a Cristo, «il pastore grande delle pecore», che Dio ha risuscitato dalla morte (Eb 13, 20), e ora Egli stesso lo trasmette al Papa. Ricorda che esso è stato preso dalla Confessione di Pietro, per significare il collegamento con l’Apostolo che ha ricevuto da Cristo stesso il compito speciale di guidare il suo gregge. A Pietro il nuovo Pontefice succede nella Chiesa di Roma, da lui generata alla fede insieme con l’Apostolo Paolo (cf. Leone Magno Sermo 82, 3. 6). Dopo l’invocazione litanica delle Laudes Regiæ, è questo il primo ricordo di Paolo, quale cofondatore della Chiesa di Roma. Viene pure invocato lo Spirito di verità perché sostenga con la sua grazia il ministero del nuovo Pontefice nel confermare i fratelli nell’unità della fede.
Dopo che il Cardinale ha imposto il Pallio, un Cardinale dell’Ordine dei Presbiteri invoca con una speciale preghiera la presenza e l’assistenza del Signore sull’Eletto. Implora da Dio la benedizione – che è il suo stesso Figlio – e il dono più grande, lo Spirito Santo, perché il Papa eserciti il suo ministero in modo corrispondente al carisma ricevuto.
Segue la consegna dell’Anello del Pescatore. Sin dal primo millennio anche l’anello è insegna propria del Vescovo. L’Anello che il nuovo Papa riceve ha però la valenza specifica dell’anello-sigillo che autentica radicalmente la fede, compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli (cf. Lc 22, 32). Viene detto anello «del Pescatore» perché Pietro è l’Apostolo (cf. Mt 4, 18-19; Mc 1, 16-17) che, avendo avuto fede nella parola di Gesù (cf. Lc 5, 5) dalla barca ha tratto a terra le reti della pesca miracolosa (cf. Gv 21, 3-14).
La consegna dell’Anello è fatta da un Cardinale dell’Ordine dei Vescovi. Egli invoca Cristo, «pastore e vescovo delle nostre anime» (1 Pt 2, 25), che ha edificato la Chiesa sulla roccia di Pietro, e dallo stesso Pietro è stato riconosciuto «Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16; Tomus Leonis 3), perché sia lui a dare al nuovo Pontefice l’Anello-sigillo del Pescatore.
Il testo evidenzia la speranza non delusa sperimentata da Pietro nel prendere il largo e calare le reti, e ricorda che a lui Cristo ha dato le chiavi del regno dei cieli. Sottolineato che il nuovo Pontefice a lui succede nella guida pastorale della Chiesa di Roma, che «presiede all’unione della carità», viene ribadita l’esortazione di Paolo che indica nella carità il «pieno compimento della legge» (Rm 13, 8-10). L’esplicito riferimento alla Lettera ai Romani (5, 5) intende richiamare l’insegnamento che l’Apostolo ha indirizzato alla Chiesa di Roma; viene pure riportata la celeberrima locuzione con cui Sant’Ignazio martire si è rivolto alla Chiesa di Roma (Ad Rom., Præf.; cf. LG 13).
La consegna dell’Anello si chiude invocando lo Spirito Santo perché arricchisca il nuovo Pontefice di forza e mitezza nel conservare i discepoli di Cristo nell’unità della comunione.
Dopo il rito delle consegne il Santo Padre benedice l’assemblea con il Libro dei Vangeli, mentre si acclama in greco: «Ad multos annos!»
Dopo il simbolico rito dell’«obbedienza» prestata al Papa da dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti della terra, la celebrazione prosegue con l’omelia del Santo Padre e la professione di fede.
Nella preghiera universale si prega il Signore per la Chiesa, ovunque diffusa sulla terra, per il Romano Pontefice, che inizia il suo ministero, per quanti detengono le responsabilità di governo, per coloro che si trovano nella sofferenza e nel disagio, per la stessa assemblea.
Liturgia eucaristica
L’orazione sulle offerte supplica che attraverso il ministero missionario della Chiesa si estendano a tutto il mondo i frutti della redenzione.
Il prefazio, proprio dell’eucologia della festa della Cattedra dell’Apostolo Pietro, facendo ricorso ai testi neotestamentari, ricorda i tratti salienti e caratteristici del suo ministero. Segue il Canone Romano, che è la Preghiera Eucaristica propria della Chiesa di Roma.
Nell’orazione dopo la comunione, il nuovo Pontefice chiede a Dio di confermare la Chiesa nell’unità e nella carità e per sé di essere salvato e protetto insieme al gregge che gli è stato affidato.
Riti di conclusione
La benedizione ritorna ancora sull’immagine biblica della vite e della vigna, applicata alla Chiesa (cf. LG 6), invocando che il Signore «guardi» e «protegga» il ceppo e la vite da lui piantati (cf. Sal 79 [80], 15-16), e chiede di far «risplendere» su tutti il suo volto di salvezza.