“Ti ho amato”: Papa Leone XIV invita la Chiesa a riscoprire il cuore del Vangelo
Un documento che sfida e interpella: l’Esortazione Apostolica “Dilexi te” richiama tutti i cristiani all’incontro con Cristo nei poveri. (Foto: Vatican Media)
“Ti ho amato” (Ap 3,9). Con queste parole rivolte a una comunità cristiana che “aveva poca forza” ma era amata dal Signore, Papa Leone XIV apre la sua prima Esortazione Apostolica, pubblicata oggi. Un testo che nasce dal cuore e dalla mente di Papa Francesco negli ultimi mesi della sua vita e che il Pontefice ha fatto proprio, arricchendolo di proprie riflessioni: “Avendo ricevuto come in eredità questo progetto, sono felice di farlo mio” (3), scrive, sottolineando come la cura per i poveri rappresenti “un forte nesso” tra l’amore di Cristo e la chiamata a farsi prossimi agli ultimi. Un tema che attraversa duemila anni di storia cristiana e che oggi risuona con urgenza particolare.
Questa Esortazione Apostolica si presenta esplicitamente “in continuità con l’Enciclica Dilexit nos” di Papa Francesco sull’amore divino e umano del Cuore di Gesù Cristo; ora siamo chiamati a tradurre quella contemplazione in azione concreta, facendoci “strumenti per la diffusione del suo amore” (2).
Nei poveri, Cristo ci interpella ancora
Il documento non è un trattato di sociologia né un semplice appello alla beneficenza. È molto di più: una profonda riflessione teologica che ci ricorda come “il contatto con chi non ha potere e grandezza è un modo fondamentale di incontro con il Signore della storia” (5). Le parole del Santo Padre sono chiare: “Nei poveri Egli ha ancora qualcosa da dirci” (5).
L’Esortazione denuncia con forza una cultura che “scarta gli altri senza neanche accorgersene” e che “tollera con indifferenza che milioni di persone muoiano di fame” (11). Non si tratta solo di statistiche: “Ogni giorno muoiono migliaia di persone per cause legate alla malnutrizione” (12), ricorda il Papa, invitandoci a non abbassare la guardia.
Una storia luminosa da riscoprire
Il documento, dopo la meditazione su alcuni testi biblici, ripercorre la straordinaria testimonianza della Chiesa lungo i secoli: dai Padri della Chiesa come Giovanni Crisostomo e Agostino, che vedevano nei poveri la presenza sacramentale del Signore, ai grandi santi che hanno fatto della carità il centro della loro vita. San Francesco d’Assisi, San Lorenzo, Santa Teresa di Calcutta, Santa Dulce dei Poveri: figure che hanno cambiato la storia facendo dell’amore per gli ultimi la loro ragione di vita (35-102).
Particolarmente toccanti sono le pagine dedicate alla cura dei malati, all’educazione dei poveri, all’accoglienza dei migranti e alla liberazione dei prigionieri. Una tradizione ininterrotta che mostra come la Chiesa sia stata davvero “madre dei poveri” nella sua fedeltà al Vangelo.
Papa Leone XIV non si limita a guardare al passato. L’Esortazione denuncia le “strutture di peccato” che creano povertà e disuguaglianze: “Ci sono regole economiche che sono risultate efficaci per la crescita, ma non altrettanto per lo sviluppo umano integrale” (13). Il Papa invita a non accontentarsi di “piani assistenziali” ma a lavorare per “risolvere le cause strutturali della povertà” (91).
Con parole forti, il documento ricorda che “i poveri non ci sono per caso o per un cieco e amaro destino” (14) e respinge ogni giustificazione ideologica che tenti di nascondere questa realtà. La Chiesa deve essere voce profetica, capace di “svegliare” e “denunciare”, anche a costo di risultare scomoda.
Una delle intuizioni più belle del testo è il riconoscimento dei poveri come soggetti attivi e “maestri del Vangelo” (79), non solo oggetti di carità: “Non si tratta di ‘portar loro’ a Dio, ma di incontrarlo presso di loro” e, ancora, “Solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro cammino di liberazione” (101). Il Papa invita a lasciarci evangelizzare dai poveri, riconoscendo in loro una “misteriosa sapienza” che Dio vuole comunicarci (102).
L’Esortazione si conclude con un appello diretto: la parabola del buon samaritano non è un racconto edificante, ma un comando che “un cristiano deve sentire risuonare ogni giorno nel suo cuore” (107). Il Papa chiede a ciascuno: “Con chi ti identifichi?”. E ricorda l’importanza anche dei gesti piccoli, dell’elemosina, del contatto personale: “Non sarà la soluzione alla povertà nel mondo, che va cercata con intelligenza, tenacia, impegno sociale. Ma noi abbiamo bisogno di esercitarci nell’elemosina per toccare la carne sofferente dei poveri” (119).
Una lettura necessaria
“Dilexi te” è un documento che merita di essere letto integralmente, meditato, discusso nelle comunità. Non offre soluzioni facili né consolazioni a buon mercato. Ci sfida, ci interpella, ci invita a una conversione del cuore e della mente. Come scrive efficacemente Papa Leone XVI in conclusione: “Una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno” (120).
In un tempo segnato da crescenti disuguaglianze e indifferenza, questo testo rappresenta una bussola per ritrovare la strada. Perché, come ci ricorda il Santo Padre, attraverso il nostro impegno per i poveri “sarà possibile per quel povero sentire che le parole di Gesù sono per lui: ‘Io ti ho amato’”.
Oronzo Marraffa